Come si impara a creare lo spazio di Hod?
Quando incontrai il Dalai Lama, lui mi regalò alcuni libri incisi, uno dei quali fu intitolato Gentilezza, Chiarezza e Conoscenza: Il quattordicesimo Dalai Lama, tradotto e pubblicato da Jeffrey Hopkins. Nel libro egli parla dei presupposti pratici per l’empatia, argomento largamente discusso durante il nostro incontro. Egli scrive: “Per avere considerazioni forti per la felicità e il benessere degli altri, è necessario avere un atteggiamento speciale e altruistico, dove ti prendi sulle proprie spalle il peso di aiutare gli altri.”
Questo altruismo forma la base di un’affermazione con la quale si inizia ogni giorno, nella tradizione giudaica. E’ la base di una pratica che impregna il praticante di umiltà e abnegazione dell’ego. La Kabbalah spiega che questa preghiera positiva mattutina, chiamata Modeh Ani, crea lo spazio per entrare nei momenti magici caratterizzati dalla transizione dall’incoscienza del sonno alla luce del giorno. Come prima cosa, la mattina viene enunciato il termine Modeh Ani. Significa “Accetto”, “Mi arrendo”, o “Riconosco”, oppure “Mi inchino di fronte a te.” Etimologicamente, è collegato alla parola “grazie” in ebraico (todah).
Questa affermazione contemplativa riconosce la meraviglia e l’ ammirazione per aver ripreso la coscienza, per essere tornati nel presente. Afferma l’occasione che il nuovo giorno offre, per elevare il mondano e innalzare la coscienza e la consapevolezza cosmica. Ci arrendiamo alla responsabilità che ci impone il risveglio. Invita il Creatore nel nostro spazio. La radice dei verbi che portano i due significati – sottomettersi e ringraziare – è pure la radice della parola Hod. La qualità spirituale di Hod sottolinea gli attributi dell’ umiltà e del riconoscimento.
Se indirizzata nel modo giusto, Hod fluisce attraverso la nostra persona e smantella le nostre facciate e le proiezioni. Hod rimuove la nostra postura mimetica e promuove l’empatia. Tempera il nostro ego e facilita la scoperta della nostra vera stima di se stessi. Ci permette di dire “grazie” – che è un’espressione di umiltà.
Quando diciamo “grazie”, noi ci ritiriamo, creando una zona di conforto per l’altra persona. Tocchiamo la sua essenza e la attiriamo verso di noi. “Grazie” è la verbalizzazione del flusso di Hod. Ecco perché è così importante insegnare ai bambini a dire “grazie”, anche se loro non sono ancora in grado di capire del tutto la sua profonda importanza. Li educa ad esprimere l’umiltà e a riconoscere gli altri.
Le persone che manifestano l’umiltà invitano altre relazioni nella loro vita. Queste iniziano con un semplice “grazie”.
Autostima e auto-apprezzamento
Non esistono due persone identiche, proprio come non sono mai caduti due identici fiocchi di neve, della la stessa struttura geometrica. Ogni persona è uno squisito filo nella tappezzeria della vita. Ognuno di noi ha una funzione e uno scopo veramente individuali, che si integrano del tutto nella natura della società e della vita.
La maggior parte delle difficoltà che la gente incontra provengono dalla cecità per la loro bellezza individuale. Ognuno di noi è un indispensabile componente della creazione. Ognuno di noi è pienamente degno di vivere in questo momento e in questo luogo.
Perché così tante persone si vedono come insignificanti, non interessanti e indegne? Credono che il dolore sia il prezzo che stanno pagando per non essersi nascoste abbastanza. Non riconoscono di essere veramente indispensabili nel Cosmo.
Onestamente, sono convinto che, se la Sefira di Hod fosse coscientemente accettata nella società, se ognuno di noi praticasse il proprio flusso interiore di Hod, i comportamenti antisociali potrebbero essere alleviati. Hod ci permette di fare un passo indietro e riconoscere l’essenziale, caratteristica bellezza dentro di noi e negli altri.
Credo che la rabbia e il dolore causati dal non sentirsi riconosciuti o amati sia al centro di tutti i malesseri sociali. Il flusso di Hod che concerne l’ ascolto efficace può produrre una crescita sana e un’ auto-scoperta in tutti noi.
Affrontare le avversità
Sembra che certa gente stia planando sopra le avversità mentre gli altri si impantanano e affogano. Perché? Tutti sperimentiamo il dolore. Eppure, due persone potrebbero vivere lo stesso dolore in modi del tutto distinti. Ciò è in egual modo conseguenza dell’aspettativa quanto della realtà oggettiva. La persone che attraversano la vita aspettandosi di provare dolore non saranno deluse. Quando siamo ottimisti, il quoziente del dolore diminuisce. Quando il dolore della vita viene filtrato attraverso il prisma della fede, si vive in una maniera più equilibrata.
Accettare le avversità o il dolore è un aspetto del controllo – una caratteristica di Hod. Invece di essere arrabbiati o sentirci imbrogliati e crogiolarci nella sofferenza, Hod ci permette di fare un passo indietro e modellare l’esperienza in un’essenza positiva e sensata.
Sottomettersi al flusso
Il Chassidismo ci insegna che due linee guida basilari interessano la nostra vita. La prima risiede nei nostri talenti – le qualità particolari che distinguono ognuno di noi. La seconda è la costellazione degli eventi intorno a noi, sui quali non abbiamo nessun controllo. Il Ba’al Shem Tov, fondatore del Chassidismo, ci insegna che queste seguono un ordine divino per offrirci un palcoscenico ottimale sul quale esprimere il ruolo della nostra vita. Ma noi lottiamo contro questi eventi. Cerchiamo di controllarli attraverso la nostra saggezza limitata, benché questo potrebbe comportare un grave svantaggio per noi stessi.
Se lottiamo contro le nostre apparenti avversità, il processo cosmico di ri-equilibrare ci porta, immancabilmente, altre circostanze ancora più pressanti, che sono, essenzialmente, il meccanismo correttivo del Creatore. Poi scoppia la guerra sull’altro fronte – finché non impariamo la lezione dell’accettazione. La nostra vita sarà più valorizzata se sottometteremo la nostra volontà, non con una rassegnazione passiva, ma accettando umilmente le occasioni, ogni volta che si presentano.
Hod modella l’accettazione che ha un significato. Hod ci apre verso la possibilità che l’avversità ci offre. Non è da confondere con la passività.
Sappiamo veramente cosa si trova dietro l’angolo? Possiamo davvero decidere in anticipo se un avvenimento ci porterà beneficio oppure ci farà del male? L’unica alternativa realistica che abbiamo è rimanere curiosi e aperti, accettare il momento, quando si presenta, e seguire gli sviluppi. Adottando la posizione di curiosità naturale e visualizzando un risultato positivo, aumentiamo la nostra tolleranza allo sconforto. La base di Hod permette che si crei una posizione neutrale, di accettazione, e la manifestazione di una disposizione più positiva.
Arrendersi alle esigenze della vita non significa offrire l’altra guancia, mansuetamente. Al contrario, significa impegnarsi pienamente nella vita, cavalcare i ritmi della vita e cantare ai venti cosmici. L’attenta selezione delle nostre battaglie ci permette di vedere sia la foresta che gli alberi. Diventiamo aperti alle segnalazioni che indirizzano i nostri passi incerti.
Il segreto della Sefira di Hod sta nell’accettazione. Utilizza un grazie di cuore e l’abbandono al Prossimo per attivare la sottomissione alla saggezza superiore del Creatore. Inoltre, questo richiede coraggio.